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L'inatteso


di cam4u79
23.11.2021    |    11.943    |    3 9.2
"Erano le cinque quando li feci entrare a casa..."
Capita a tanti. Quelle inibizioni, quelle ritrosie che abbiamo quando facciamo sesso, quei “non lo farei mai” o “la sola idea mi fa schifo”.

Non era il mio primo incontro. Appartamento grande che sembra fatto apposta per ospitare, pomeriggio libero, appuntamento con loro.

Sono entrato in contatto con questa coppia su un altro sito. Per meglio dire, in contatto con lui. Agente immobiliare, mio coetaneo, era alla ricerca di una persona con cui scambiare due chiacchiere sulla signora, all’epoca ancora ritrosa ad un incontro, pur consapevole del “vizietto” del consorte.

I miei reiterati complimenti, uniti alle mie rassicurazione sulla possibilità – da parte loro – di interrompere in ogni istante l’incontro senza che la cosa mi infastidisse in alcun modo, fecero da leva. Una videochiamata conoscitiva il giorno prima su Skype, vestiti di tutto punto e con volto ben visibile, tolsero ogni dubbio da ambo le parti.

Erano le cinque quando li feci entrare a casa. Lui vestito casual, lei con tubino nonostante i primi freddi autunnali. Ci sedemmo a prendere un caffè, in preda ad un primo inevitabile imbarazzo. Davanti al caffè si chiacchierava del più e del meno, mentre il profumo intenso della moka si mescolava con quello dolce delle brighelle che accompagnavano il caffè.
Terminato il caffè mi alzai per togliere quel po’ di confusione che la consumazione aveva creato sulla tavola.

Mentre riponevo tutto nel lavello, sentii una sedia spostarsi. Lui si era alzato e si era messo in piedi dietro alla moglie ancora seduta. Le cingeva il collo con le braccia, quando si chinò e le sussurrò qualcosa che non capii per il rumore delle stoviglie che stavo sistemando. Vidi solo che lei si era voltata verso di lui sorridendogli di rimando.

Finii di riporre con cura tutto, in attesa che accadesse qualcosa. Qualche istante dopo, quando mi voltai, il marito aveva preso a baciare la moglie sul collo completamente scoperto. Le sue mani si insinuarono facilmente sotto il tubino e il reggiseno a fascia.
Ero lì, ad un paio di metri, appoggiato alla dispensa, e mi godevo la scena.
La moglie aveva reclinato il collo all’indietro, in segno di piacevole resa, mentre il marito le palpava il seno in maniera sempre più vorace.

Mi fece cenno di avvicinarmi, ma non capivo cosa si aspettasse da me.

A ripensarci non so neanch’io spiegarmi il perché del gesto, ma mi chinai per slacciarle gli stivaletti tacco 10 e liberarle i piedi e i polpacci carnosi.
Col marito, nelle discussioni intercorse, si era parlato anche dei rispettivi gusti fetish, in gran parte condivisi. Ero certo che quindi che cominciare a massaggiarle e a baciarle i piedi non gli e non le sarebbe spiaciuto.
Fu in quel momento, quando mi spostai risalendo con la testa di pochi centimetri, che fui investito dalla fragranza fortissima che sprigionava lei, ormai in preda all’eccitazione.
Del tubino rimaneva ormai solo una fascia in vita.

Le porsi la mano per aiutarla ad alzarsi, e in tre ci recammo in camera. Noi uomini completamente nudi e lei ancora semivestita com’era in cucina.

Mi sedetti sulla chaise longue facendo segno al marito di accomodarsi sul letto con la moglie. Lui la svestì completamente e continuò nel massaggio possente con cui aveva iniziato in cucina.

Le allargò le cosce direzionando il panorama verso di me e le aprì le grandi labbra con le mani. Non ci fu bisogno di altre parole. Mi avvicinai a lei e quando la mia lingua si poggiò lì, sentii un singhiozzo strozzato. Il marito allora mi prese per la testa e mi spinse fortemente contro la fica della moglie, tanto che più che per la lingua, ormai la signora si stava eccitando per lo strofinio di tutto il volto contro le sue parti intime.

La mia vista era totalmente nulla, quindi non vidi che l’uomo, tolta la mano dalla mia testa, stava scopando la moglie in bocca con tanta foga da farla lacrimare. I pochi istanti in cui le dava modo di respirare mi facevano comunque capire che la moglie accettava di buon grado la violenza, e tutto quello che avevo modo di assaporare dalle sue cosce non faceva che confermarmi quest’idea.

Ero sempre lì intento al mio lavoro tra le sue gambe quando sentii un grugnito animalesco. Le contrazioni dei muscoli perineali mi facevano capire che le stava venendo in bocca. La donna non fece una piega, serrò le labbra e, senza neanche succhiare, si limitò a ingoiare totalmente il marito.

A quel punto mi sarebbe bastata probabilmente una strusciata dell’uccello contro qualsiasi cosa per farmi venire. Ci pensò il marito a togliermi d’impiccio. Mi fece accomodare a cavalcioni sulla moglie ancora sdraiata e in quella posizione presi a segarmi col mio glande che le puntava dritto verso il viso. Il marito, con tutta la calma e la naturalezza del mondo, spostò la mia mano e, messosi dietro di me, continuò l’opera. Sentivo la punta del suo cazzo di nuovo duro contro le mie natiche, e resistetti poco. Tre quattro fiotti la centrarono tra il naso e il mento, mentre le ultime gocce le finirono sul seno abbondante.
La lasciammo per qualche istante così sul letto, immobile, in una posa deliziosamente oscena. Come una scultura, come un’opera d’arte.
Un po’ Courbet, un po’ Goya, un po’ Pollock.
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